9° Seminario – Non ti riconosco più

Domenica 25 Novembre
IX seminario – la comunicazione nella coppia e nella famiglia
Non ti riconosco più,
accogliere l’altro quando sembra diventato.. un altro
con Mons. Severino Pagani,
don Stefano Guarinelli, don Marco Cairoli,
Enrica e Michelangelo Tortalla, Clorinda e Piergiorgio Bitelli
Grazie a Tutti!

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Il mistero dell’altro. Nella vita di coppia capita di pensare che si conosca tutto dell’altro, quasi non avesse più segreti. Nei dialoghi tra amici spesso emergono delle frasi sulle mogli – mariti che rappresentano questa convinzione. La conseguenza di questo modo di pensare è che non ci si aspetta più nulla dall’altro, é come se tutto fosse scontato.
Invece non è così. L’altro, anche dopo anni di matrimonio, è sempre un mistero. A volte lo scopriamo drammaticamente, altre volte, la maggior parte, con sorpresa, e allora inizia un nuovo cammino di riconoscimento reciproco, cammino che può essere difficile ma fecondo e di crescita per la coppia. Questo è il tema di questo seminario: come riconoscere l’altro quando sembra o è cambiato? O meglio come tenere desta l’attenzione sul mistero dell’altro? Se ci pensiamo questo mistero ci richiama l’Altro per eccellenza, che noi cristiani siamo chiamati ad accogliere nelle manifestazioni della nostra vita.

Eventi collegati al seminario
Mercoledi 14 Novembre ore 21 – Cinema Teatro Manzoni, Busto A., Via Calatafimi 5
Proiezione del film e dibattito : “50 e 50” regia di Jonathan Levine

Venerdi 23 Novembre ore 21.00 – Galleria Boragno – Via Milano, 4 – Busto A.
Incontro con l’autore
Presentazione del libro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli) La novità della famiglia cristiana – San Paolo Editore.
Intervengono : Don Stefano Guarinelli (psicologo e psicoterapeuta, docente di psicologia pastorale e di psicologia evolutiva) e Don Ugo Lorenzi (docente di Antropologia Culturale e di Teologia Pastorale)

Sabato 24 Novembre ore 21.00 – Chiesa Parrocchiale SS. Redentore- Via Guido D’arezzo 25
Testimonianze e Preghiera – Oltre il VII Incontro Mondiale delle Famiglie: 4 parole da salvare


don Stefano Guarinelli  – “Nella relazione di coppia il sentimento può modificarsi, poco per volta o tutto in un colpo. Proviamo a guardarci dentro?”  – con la collaborazione di Mario Stefanoni e Tiziana Di Lorenzo, attori “per passione”
don Marco Cairoli – Permettere all’altro di rigenerarsi’: suggestioni dalla parabola del Samaritano.
Enrica e Michelangelo Tortalla  – Intimità: incontro sorprendente di dualità
Clorinda e Piergiorgio Bitelli  – Tante maschere e un volto

8° Laboratorio per coppie

DILATARE LO SGUARDO :
  ACCOLGO LO STRANIERO CHE E’ IN TE.

Cittadella di Assisi 13-15 Luglio  –  8° Laboratorio estivo per coppie, operatori pastorali, operatori sociali.

Garantiscono la loro partecipazione
Rosella De Leonibus, psicoterapeuta  –  Giancarlo Bruni, biblista
Carmelo Di Fazio, neuropsichiatra  –  Marco Noli, sociologo

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Ci sono momenti nella vita delle coppie in cui il quadro della quotidianità si apre d’improvviso e lascia vedere al di sotto qualcosa di nuovo. Le routines quotidiane non sono mai in grado di sbarrare del tutto l’accesso a questo mondo straniero che continua a vivere sotto la pelle delle abitudini.

In un tempo in cui le persone sembrano più che mai ricercare nella coppia uno specchio nel quale riflettersi, o qualcosa che colmi loro l’anima, se non un sogno sognato in solitaria, o la conferma narcisistica al proprio esistere, guardare l’altro allargando lo sguardo è un esercizio molto impegnativo. Scoprire terre straniere (e quindi strane ed estranee) nella persona che amiamo, ma anche nelle varie persone che incontriamo come coppia, genera dosi variabili di sconcerto, sgomento, rifiuto, che solo dopo si trasformano, forse, nella possibilità dell’accoglienza.

Gli antichi popoli mediterranei ci hanno insegnato questo sguardo che si dilata, attraverso la tradizione delle leggi sacre dell’ospitalità: prima di chiedergli il nome, lo straniero veniva soccorso, lavato, accolto in casa come un ospite d’onore, rifocillato. E solo dopo gli si chiedeva con rispetto da dove fosse venuto, come fosse giunto, di chi fosse figlio, ed infine si sollecitava da lui un racconto. Che veniva ascoltato come dono prezioso, con attenzione e meraviglia, e con orgoglio riferito e tramandato.

Questa forma di accoglienza potrebbe diventare la formula del rapporto che possiamo immaginare con quel che di nuovo e non familiare incontriamo nel partner?

Il gioco è duro, avvincente, e anche un po’ rischioso.

Sentire che si è davvero due. Trovarcisi davanti all’improvviso. O scoprire che il due si è pian piano collocato al posto dell’unità originaria dell’innamoramento. Sono passaggi cruciali per ogni coppia, una sfida grande agli equilibri che si erano consolidati. Adesso soltanto si impara fino in fondo cosa significa essere due. Vuol dire accettare di fare spazio a qualcosa di perturbante nella nostra vita quotidiana. Quell’elemento familiare eppure estraneo, diverso da me eppure stranamente vicino, dove si sente che c’è posto per qualcosa in più del tu-ed-io .

Sgomenta, eppure può diventare un passaggio vitale, che impone nuove formule alla relazione.

Accogliere questo straniero che è l’altro/a, permettergli di essere visto/a, accettato/a e compreso/a, può darsi che all’inizio significhi anche non chiedergli niente, e invece creare solo lo spazio perché possa esistere ed esprimersi. Accettare che, al limite, potremmo anche non arrivare ad incontrarci, e restare in questa condizione di possibilità non forzata, di apertura che all’inizio è per forza unilaterale, di attento e rispettoso ascolto.

Se andiamo oltre le paure, se sorpassiamo le chiusure, se superiamo l’illusione di un’ armonia a tutti i costi, ci ritroviamo l’un l’altra, autentici, nello spazio vivo che abbiamo saputo aprire tra me e te.

Evocazioni

Allargare lo sguardo significa poter vedere anche ciò che non ci è familiare. Dentro il mondo, dentro il partner, e perfino in noi stessi.

Scoprire le differenze attrae e desta l’attenzione, mentre spaventa, anche, e sfida, emoziona, affascina. Far spazio a quel qualcosa di estraneo che incontro in te è scomodo, e può diventare anche difficile. E’ una sfida al bisogno di rassicurazione, crea contatto profondo di anime, ma può generare anche conflitto.

E’ proprio qui la funzione di stimolo, confronto, cambiamento, vita, che il diverso e la differenza costituiscono. Nel non lasciare tranquilla la mente, nel non addormentare le percezioni. Nel rendere impossibile la ripetizione dell’uguale. Evocando le differenze si risveglia la curiosità, il cambiamento. Aprendo gli occhi per accogliere la differenza cerco l’incontro, il contatto, la trascinante marea della meraviglia.

La differenza è anche il contrario dell’indifferenza. E’ l’avere a cuore, l’avere cuore, l’aver cura attenta, il meno possibile scontata. E’ il contrario del vuoto e dell’apatia. E’ il contrario di ogni forma di centralità dell’ego, nei pensieri, nelle emozioni, nelle azioni.

Crescere, maturare, come persone e come coppia consiste forse anche in questo, cercare ed accogliere dentro di sé lo spazio per ciò che ci appare estraneo, inatteso, sorprendente.

Sia nella singola persona che nella coppia, differenziazione è quel processo di sviluppo e articolazione delle specificità che, a partire da un inizio in cui tutto è omogeneo e indifferenziato, permette a qualsiasi organismo vivente di aumentare la gamma delle risposte possibili alla vita, di migliorare le possibilità di scambio con ciò che lo circonda.

Questo sguardo nuovo ci conduce verso un modo più consapevole di stare in relazione: ci fa attenti a come ci muoviamo l’uno rispetto all’altra, di cosa ne facciamo delle nostre differenze e diversità. Le rifiutiamo, perché pensiamo di aver in tasca la chiave di lettura universale? Oppure ci perdiamo dentro di esse, illudendoci di poter superare d’un balzo il paziente lavoro di confronto e aggiustamento che le differenze ci impongono? O invece possiamo guardarle, possiamo entrare nel gioco, perdere un po’ di certezze, e finalmente incontrarci, finalmente sentirci vivi nella pienezza di un contatto autentico con l’altro/a, senza distruggerlo e senza perdermi, in un equilibrio mai scontato tra l’io e il tu?

Si tratta di costruire insieme linguaggi e significati, facendo spazio alla compresenza di un altro punto di vista, di rifuggire dalla compulsione a trovare le risposte facili, univoche, rassicuranti.

Si tratta di rimanere aperti all’esperienza, aperti ad un’attenzione che non pretenda di spiegare o decifrare alcunché, ma sappia osservare, descrivere, lasciarsi attraversare da un bagliore, da una suggestione. E lasciare la porta aperta al sogno, alla sorpresa, alla speranza.

E’ un viaggio d’ incertezza e di scoperta quello che comincia col dilatare lo sguardo. Libera l’esistenza dal binario sempre uguale lungo il quale vorremmo talvolta ridurla a muoversi.

E’ come scendere dal treno e inoltrarsi in una rete di sentieri: non tutti saranno segnati sulla mappa. Bisogna fare i conti col sentirsi persi, e certo anche con il perdere qualcosa.

Intanto costruiremo nuove mappe.